La tecnica dell’affresco fu usata fin dai primordi della civiltà per dipingere sulle pareti delle grotte con coloranti naturali. I Greci indicavano questa pittura con un termine che tradotto significa “sull’umido”, ciò da conferma alle molte denominazioni da noi attualmente usate “a fresco” “affresco” o semplicemente “fresco” .
La tecnica antica dell’affresco viene eseguita su di un intonaco composto da malta prevalentemente di calce, appena steso e prima della completa essicazione. Vengono usati colori naturali disciolti nell’acqua . I colori penetrano nell’intonaco attraverso uno specifico processo chimico, dovuto all’azione dell’anidride carbonica sulla calce e la sabbia che compongono la malta; si ottiene così una reazione con i carbonati, l’argilla, gli ossidi, la silice, l’allume ed il magnesio e si forma un miscuglio umido con caratteristiche di compattezza e durevolezza. In questa reazione l’idonea materia colorante subisce un processo ad opera della calce che la purifica: le parti impure del colore vengono eliminate, mentre le parti resistenti subiscono una sorta di cottura (calcinazione) che ne aumenta il tono, l’intensità e la brillantezza.
Questo tipo di pittura può essere considerata una tra le più durevoli, in quanto i colori, penetrando nel tonachino, diventano un tutt’uno con questo e resistono finché dura l’intonaco.